23 Jan 2011

Un libro fatto di emozioni e sapori che puoi quasi toccare. E' 'The language of Baklava'




Da quando sono arrivata a Melbourne, uno dei posti che ho visitato più spesso non è la spiaggia, nè il caro vecchio Myer, ma...la biblioteca del mio quartiere! Ho sempre amato leggere, ma vuoi per una cosa, vuoi per l'altra, da anni non riuscivo più a trovare il tempo per dedicarmi alla lettura così assiduamente. E allora mi ci sono buttata a capofitto (come facevo col gelato, dopo 2 settimane di dieta 'del cetriolo' - e qui, meglio se non entro in dettagli....)!

L'ultima chicca l'ho scovata per caso, in mezzo ai libri di cucina. Mi ha colpito per il formato compatto. Pensavo fosse l'ennesimo ricettario e invece, guardando meglio, mi sono accorta che era un romanzo. E che ci farà mai un romanzo nella sezione 'cooking'??
Stavo per rimetterlo al suo posto, quando ho focalizzato il titolo '...Baklava'. Guarda caso, avevo giusto una mezza idea di provare a fare questi dolcetti meravigliosi, e così l'ho preso, senza prestarci troppa attenzione.
Una volta a casa l'ho aperto, ho letto la prima pagina, mi sono fermata per un 'whoa!' e non l'ho messo quasi più giù (Carlo a momenti mi prendeva a legnate in testa per via della luce accesa fino alle ore piccole!).

La storia è quella della protagonista, una ragazza Giordano-Americana che deve fare i conti con tante cose: la nostalgia del passato di suo padre giordano che continua a riversarsi sul presente di tutta la famiglia, la sua stessa sensazione di 'non appartenenza' in nessun luogo e i conflitti che ne derivano, orde di familiari spesso appiccicosi, a volte incomprensibili, ma sempre in fondo amati. E poi il cibo, il vero protagonista di tutta la vicenda. Quello che unisce, divide, consola, che ti fa ricordare o dimenticare, quello che ti fa innamorare e quello che ti rende più saggia. E' un libro intenso, che non ti lascia un attimo.

Chi, come me, è lontano da casa, un 'emigrante' moderno, ma pur sempre un emigrante, sa qual'è il potere del cibo. E' il modo migliore per ricreare la 'casa' lontano da casa. Se si condivide un piatto della propria tradizione (ma anche semplicemente una ricetta di famiglia) con un'altra persona, si condivide un mondo, piccolo o grande che sia. Fa un pò pensare alle 'canzoni' cantate dagli Aborigeni. Quando ad esempio si univano in 'matrimonio', le famiglie delle coppie si scambiavano i rispettivi canti (sorta di cartine geografiche/storie mitologiche tramandate oralmente. A questo proposito vi consiglio caldamente un altro libro: 'La via dei canti' di  Bruce Chatwin. In inglese: The Songlines).
Lo scambiarsi un invito a cena, un piatto, una ricetta è scambiarsi delle conoscenze, dei valori, dei sentimenti.

E' un modo per viaggiare se vogliamo. Come cuoci le patate tu nel tuo paese? Io le faccio così. Beh, vorrei sentirmi un pò come nel tuo paese, aspetta che provo a farle alla tua maniera!
Anche perchè si impara molto di una nazione dal modo in cui mangia, dai sapori che ama, ecc.. Se c'è una cosa che ho notato nei miei (pochi) viaggi, è sicuramente questa.

E infine se vogliamo, c'è il lato 'pratico' di questo libro, ovvero una trentina (o forse più) di ricettine ben spiegate, tutte da provare, di cucina giordana. Io, in onore di una mia cara amica palestinese (cresciuta però ad Amman) e dei bei tempi trascorsi assieme a lei, ne proverò sicuramente qualcuna!

Questa è l'edizione inglese, non sono riuscita a trovare il libro in italiano su Amazon, se qualcuno lo trova, mi farebbe piacere sapere dove, così magari ne acquisto una copia anch'io.

PS Se lo leggete, fate in modo di avere una bella caraffa di tè alla menta a portata di mano!;-)

The Language of Baklava

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